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sabato 21 aprile 2012

Nell'occhio del ciclone Mariella


Nell’occhio del ciclone Mariella si gode di una relativa calma. “L'occhio è in quiete” le dicono i medici alla visita di controllo. Un modo molto delicato per dire che per ora non vede. Solo luce e buio. Al massimo l'ombra di un'ombra che non si direbbe nemmeno un'ombra per quanto è pallida.

Perderà la vista?” avevo chiesto senza tanti giri di parole a papà via Skype, dopo l’intervento; e il suo “Noooooooooooooooooo” era stato tanto lungo quanto bastava per superare di gran lunga il mio dubbio e batterlo di misura sul traguardo della certezza. Così, per colmare la distanza tra noi e l’ospedale dove l’avevano ricoverata, l'indomani mattina ci eravamo messi in viaggio di buon’ora con la calma di chi conosce la strada e quello a cui va incontro, invece che con l’ansia di chi non troverà quel che aveva lasciato. Grazie a quella bugia. Una volta lontani dalla strada e dai suoi pericoli poi, avremmo (e abbiamo) avuto tutto il tempo per sapere e farcene una ragione. Si fa per dire…

Come si fa a farsi una ragione del perdere un occhio per un gesto maldestro, per un errore strategico, per un litigio finito male con un tappo ostinato che non voleva venire via, né con le buone né con le cattive, per poi all’improvviso arrendersi venendo via di colpo e colpendo in pieno l’occhio? Ci si può consolare pensando di averne comunque un altro, di avere tutto il resto del corpo, di avere ancora la vita, ma certo tocca fare i conti con un cambiamento che rende il mondo molto diverso da quello che prima era sembrato. Versare il caffè centrando la tazzina: un gesto non impossibile ma destinato al fallimento utilizzando le vecchie misure. Tutto l'armamentario gestuale delle piccole e grandi azioni che movimentano le giornate va ritarato e ricalibrato ex novo. Allora più che farsene una ragione, si tratta di avere la fantasia di ricominciare da capo a imparare a muoversi.

Affronteremo” mi (e si) incoraggiava mamma al telefono subito dopo l’intervento in cui le avevano ricucito la cornea, come se avesse già "visto" il cammino che le toccava fare. In quei giorni si era fatta più piccola che mai, un batuffolo di donna avvolto attorno alla sua ferita, come a proteggerla, a curarla, un batuffolo imbevuto di amore e coraggio. Sono passati poco più di due mesi da quel giorno e se nell’occhio del ciclone ancora regna la calma, il resto tutt’intorno ha ricominciato a muoversi vorticosamente come ha sempre fatto, infischiandosene degli errori, perdonandosi le imperfezioni, aprendosi a tutte le traiettorie alternative di espressione e movimento possibili, da quelle seminuove a quelle rivoluzionarie. Senza mai tradire la propria missione di piccola donna che prende quel che ha raccolto e te lo dà. “Se avessi visto la Madonna lo direi, ma no, purtroppo non l’ho vista”. Non avrà "meritato" poteri sovrannaturali, ma è rimasta ed è più che mai una forza della natura il ciclone Mariella.

2 commenti:

  1. mamma

    glielo hai mandato per posta oggi per la festa della mamma?
    sarebbe stato un bel regalo.

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