...affacciarsi, imporsi, rubare tempo al resto, realizzarsi, farsi racconto, trovare un confronto, maturare, riprodursi come conigli, o essere accantonate, farsi da parte, fare posto a nuove idee in attesa di...

Il blog di Bio è su BlogItalia.it

BlogItalia - La directory italiana dei blog

domenica 13 novembre 2011

Pina alias Piena

Fonte: Google immagini

Questo vento agita anche me, cantava Loredana Berté un po' di tempo fa e pensavo io l'altra sera all'uscita dal cinema. La turbinosa espressività delle danze create da Pina Bausch e splendidamente "documentate" da Wim Wenders non risparmia di sicuro nessun essere dotato di un minimo di sensibilità anche solo animale; ma osiamo ipotizzare che anche i vegetali non restino indifferenti, pur senza darlo a vedere. Sono fortunati dunque solo i sassi (anche quelli umani).

È come assistere - accucciati al sicuro su uno scoglio - allo spettacolo del mare in tempesta. I corpi dei danzatori sono flutti, onde, cavalloni, vortici, schiuma, schizzi, correnti, sono piovre, meduse, pesci vipera, draghi di mare, creature abissali portate alla luce dal ribollìo delle acque confuse dai venti, sono demoni degli abissi e streghe dei mari con fattezze anfibie, lo capisci da come si agitano, si contorcono, dai gesti strani, dai movimenti incomprensibili. Da quella incredibile fluidità che il mio corpo ha solo quando si muove nel teatro della mia mente.

È come assistere - si è mai veramente al sicuro su uno scoglio? - allo spettacolo di una tromba marina che porta alla luce temibili creature dotate di spaventosi poteri magici. Insomma se ne esce turbati. E ci si domanda: a che pro?

Perché può essere catartico (ecco ormai parlo come mio fratello).
Perché ogni tanto non guasta dare un'occhiata laddove il sole non batte mai. Non dico andare più a fondo perché per quello non basta uno spettacolo, ma anche solo dare una sbirciatina su quell'altrove invisibile-insondabile-inspiegabile, su quel fondo-senza fondo che da qualche parte fuori e dentro di noi c'è e che il teatro-danza porta in primissimo piano.

Ma senza esagerare. Perché mi piace la luce, la gioia, la leggerezza e nel teatro della mia mente il mio corpo non si dimena più come molti demoni della Bausch, ma ha trovato un po' di pace.



2 commenti:

  1. a che pro?

    è un progetto che Wenders e la Bausch covavano insieme da tempo
    è un nuovo modo "alto" di coniugare la tecnologia 3D col cinema d'autore (= un connubio tra cinema e teatro danza mai visto prima)
    è un modo per ricordare, celebrare, omaggiare il lavoro rivoluzionario di una coreografa geniale e coraggiosa
    le cose che ci toccano, ci colpiscono, ci fanno "male" sono forse le più necessarie, perché nascono da un'urgenza e ci risuonano dentro e ci risvegliano.

    RispondiElimina