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martedì 19 aprile 2011

6. Roma-Putignano in bici. Accogliente Atina



Funziona così ultimamente: il sole sorge, vado a lavoro, faccio il pane, i mezzi pubblici scioperano, le maree vanno e vengono. Niente di significativo sembra accadere a parte la solita routine. Poi all'improvviso mi colpisce un dettaglio, un'inezia paragonata all'imponenza di certe insegne, ma sufficiente a disconnettermi dal presente, a riportarmi indietro nel tempo - come gli inquieti reduci dalle crociere della pubblicità - e soprattutto a costringermi a rincasare il prima possibile per ritornare qui e riprendere il viaggio nel viaggio: il viaggio di immagini-parole-ricordi, venuto fuori dal viaggio di sudore-strada-vento in faccia-incontri.


È andata così martedì scorso a scuola di musica. Arrivo al Blue Note, sorrido e saluto, trovo un posto a sedere, tiro a me il djembe e lo cingo tra le ginocchia, i dun-dun a portata di bacchetta. Mentre suoniamo la variante terra terra di un ritmo africano ben più complesso che si chiama cu cu, faccio caso ad un piccolo dettaglio che per la penombra non avevo notato prima. Dal petto del maestro Artale, la scritta della T-shirt mi fa l'occhiolino e urla: Atina Jazz. E dentro di me il cuore urla: nooo! Ci sono stata! Alla XXV edizione del festival del Jazz di Atina il 17 luglio 2010 c'ero anch'io! O quasi. A dire il vero ci sono andata vicina e già non è poco, visto che, fino alle 16:30 di quello stesso giorno, ne ignoravo l'esistenza e invece oggi non solo so che esiste e non faccio l'espressione da spigola se mi capita di parlarne con un musicista, ma so anche come arrivare ad Atina senza prendere l'autostrada (cosa che forse il musicista non sa)! Alle 21.30 come da programma mi trovavo lì: ingresso gratuito; location eccezionale, il cortile del Palazzo Ducale. Potevo far finta di essere partita in bici due giorni prima da Roma giusto per trovarmi in quel posto, esattamente a quell'ora.

 Il Palazzo Ducale, nucleo nevralgico del piccolo centro storico di Atina. (Foto di Mirko Macari)

Invece alle 22 il concerto non era ancora cominciato. Così il programma Migrazioni del Lokomotive Trio - piano, contrabbasso e batteria - decisi di avere tutto il diritto di suonarmelo da sola, nel letto del mio accogliente albergo-ristorante Bellavista a due passi dal Palazzo Ducale. Non tanto perché la seconda tappa della mia ciclo-migrazione era iniziata da Fiuggi alle 6:50, ma soprattutto perché l'indomani contavo di iniziare la mia terza ciclo-tappa per chissà dove non oltre le 6:30. Seguire totalmente il proprio bioritmo - il mio dalla nascita è svegliarmi presto e cominciare a vivere all'alba - è un privilegio che solo il viaggiare da soli in bici concede.

Bellavista sulla Valle di Comino dalla finestra della mia camera nell'albergo-ristorante Bellavista

Accogliente Atina, amena località di collina, un tempo illustre e "Potens" come vuole Virgilio nell'Eneide, oggi nota ai più grazie al Jazz! Sei stata rievocata da una T-shirt sudata leggermente in anticipo sui tempi e non posso evitare di raccontare subito come ti ho scoperta e a prima vista mi hai conquistata con la gentilezza di modi della tua gente. Quel pomeriggio dopo una emozionante tappa cominciata salutando Agnese, Sina e Fiuggi col magone appena alleviato dall'eccitazione per gli incontri che mi aspettavano, giunsero le 16 e 50 quando, percorrendo la viabilità secondaria che collega Sora a Cassino, cominciai a rallentare in vista di un caseggiato lasso, rur-urbano, per intenderci di quelli nati per sbrodolamento dell'urbanizzazione nelle valli. Dal momento che iniziavo ad avvertire una certa urgenza di portare a compimento la tappa, sostai per chiedere delucidazioni sul mio percorso ad un uomo che, fuori dalla sua bottega, parlava con una donna ed un terzo uomo che sedeva su una bici verde con telaio monoscocca. I tre tra le chiacchiere furono ben felici - e io con loro - di poter anticipare il mio arrivo di tappa dall'anonima Cassino alla caratteristica Atina. Il ciclista verde (un indigeno trapiantato a Parigi e pendolare in tempi di vacanze) si offrì di mostrarmi la via più breve che passando tra le vigne, le case e le villette di Atina bassa arriva fino ai piedi della salita per il centro urbano.

Alla fine di una salitella pedalabile, ecco Atina

Il piccolo borgo si posa dolcemente su una collina spalleggiata dai monti, abbracciata dal verde ed affacciata su uno dei paesaggi collinari più teneramente belli che io abbia mai visto.
Mi recai spedita nel cuore del centro, nel chiostro del Palazzo Ducale, dove fervevano i preparativi per il concerto della sera. Lì incontrai il mio nuovo cicerone, il signor Pietro della pro loco. Questi, evidentemente intenerito non so se più dalla mia storia o dal mio aspetto fisico, che a quel punto del giorno non poteva essere dei più azzimati, si offrì di mostrarmi una parte delle sale del Palazzo Ducale e di accompagnarmi al Bellavista, una ventina di passi dal centro. Dopo avermi introdotta come una personalità di un certo calibro alla proprietaria dell'albergo-ristorante, gentilmente si congedò lasciandomi alla doccia, non prima però di avermi strappato la promessa di tornare con maggiore calma per visitare il posto. L'ospitalità  fatta persona, Pietro, decisi tra me e me. Ed ancora non avevo conosciuto i gestori del Bellavista, marito e moglie.

Lei su due piedi era rimasta un po' perplessa di fronte alla "complicazione" non microscopica derivata dal mio insolito stile di viaggio e, davanti alla mia bizzara richiesta di portare tale "complicazione a due ruote" in camera con me, aveva prontamente deciso di ritirasi in cucina e delegare la soluzione dell'enigma al marito. Sennò gli uomini che ci stanno a fare? La separazione dei ruoli, la sessualità "culturale", è la chiave del progresso. Il marito, un uomo pacato e pragmatico, trovò senza battere ciglio una sistemazione non solo più comoda, perché mi esonerava dalla mission impossible di salire la bici fino al terzo piano senza ascensore, ma anche decisamente sicura e pratica in vista della mia partenza la mattina successiva, che non tardò ad arrivare. Restano indelebili la grande gentilezza della gente di Atina, la piacevolezza della doccia, il gusto delicatissimo della zuppa di verdura e cannellini di Atina D.O.P., l'aspettativa per un concerto che ho potuto solo immaginare coccolata dal fresco conforto delle lenzuola, nella frescura notturna della accogliente Atina.

Il percorso della seconda tappa Fiuggi - Atina


E per finire, un breve riepilogo delle informazioni tecniche:
Data: 17/07/2010
Tappa 2a: Fiuggi - Atina
Km percorsi: 85,65
Ora partenza/arrivo: 6:50 / 17:50
Budget: € 32.50
Itinerario: Alatri– Veroli – Isola del Liri – Sora – Lago del Fibreno – Atina

4 commenti:

  1. Hai ritrovato il tuo passato attraverso il presente in un dettaglio,all'improvviso hai
    un rewind i frammenti e i ricordi si rimettono insieme ricomponendosi,le sensazioni e gli odori di quella terra riaffiorano,e per un attimo appartieni a quel posto.

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  2. tetraus ha detto:
    leggendo la tua narrazione mi sembra di vivere e quasi di respirare quelle sensazioni che hai vissuto e che cosi' sapientemente e con abilita' riesci con la scrittura a trasferire. Mi e' venuta la voglia di andare a visitare Atina della quale ne conosco l'esistenza solo per sentito dire. Non vedo l'ora di scoprire le novita' delle prossima tappe

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  3. Hai dipinto un bel ritratto del mio paese, spero che ti leggano in molti e vengano da queste parti incuriositi da questo racconto. Devo rivendicare la paternità della foto del palazzo ducale, ti fai perdonare della mancanza di credits lasciandomi inserire il link alla gallery originale http://www.mirkomacari.it/gallery/atina-in-bn . Buoni viaggi :) Mirko.

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  4. Ma grazie! Rimedio subito con vero piacere.

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