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Jean Dujardin è George Valentin in The Artist di Michel Hazanavicius |
Con la rivoluzione del sonoro, sul finire degli anni Venti del secolo scorso, un artista di cinema muto dichiaratamente avverso al cambiamento, in realtà inconsciamente bloccato dalla paura di non essere capace di reinventarsi attore "parlante", comincia un viaggio in caduta libera dalla fama alla fame, che nel giro di pochi anni lo porterà a un pelo dalla fine. Anzi due peli.
Chi può salvarlo infatti (che lo meriti o no) è da un lato il fido cagnolino, eloquente (a suo modo) compagno delle roboanti avventure mute sul grande schermo come delle silenziose vicende di una quotidianità senza amore, e dall'altro una ragazza spigliata e intraprendente che da sconosciuta ammiratrice riesce a diventare attrice famosa del nuovo cinema parlante, senza mai dimenticare però l'amore per il vecchio divo.
E dopo tanto trastullarsi nelle sabbie mobili delle sue paure e del suo orgoglio, lui, l'invincibile semidio, accetterà addirittura di aggrapparsi a qualcuno. Solo così riuscirà a rimettersi un'altra volta in scena (cominciando a far parlare le claquettes) e in gioco (cominciando ad amare).
Bel film, piacevole, a tratti davvero esilarante. Quel che ci resta, accanto al ricordo indelebile di alcune sequenze geniali (i ciak sempre più disastrosi al primo contatto con Peppy-comparsa; l'incubo; il salvataggio dall'incendio) è la conferma di alcuni fatti forse non nuovissimi, ma su cui non guasta riflettere, soprattutto in questo tempo di crisi dilagante e di rivoluzioni a venire e cioè che:
- il cane è il miglior amico dell'uomo, oltre che mediamente più intelligente;
- le donne sono particolarmente dotate nel "dare la vita", non solo una ma più volte, quindi sono (accanto ai cani) perfettamente in grado di affrontare i cambiamenti; ergo uomini aprite il cuore e affidatevi... lasciate fare a noi.
Lasciate fare a noi.
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