Nel lontano 1925, durante la tredicesima edizione del Giro d'Italia, per colpa dei cinque minuti persi per riparare una foratura e nonostante riuscisse a vincere ben sei delle dodici tappe della corsa (compreso il tappone Sulmona-Arezzo: quasi 380 km di strade bianche), Costante Girardengo cedeva lo scettro ad Alfredo Binda.
La Storia ha i suoi protagonisti, grandi e piccoli. Respiravano la polvere dei due campioni altri 124 partenti, la maggior parte dei quali si sarebbe persa per strada (con un rapido calcolo, il 71%). Solo una esigua minoranza sarebbe riuscita a tagliare il traguardo. Tra i 39 tenaci che portarono a termine la corsa si classificò 27° un corridore indipendente di nome Giulio Messina, entrato nella storia come l'unico ciclista sannita ad aver corso per intero il Giro e in questo blog per un motivo che vi svelerò tra poco.
Nel 2001, la bielorussa Zinaida Stahurskaia stravinceva la dodicesima edizione del Giro d'Italia Femminile grazie al suo farmacista, quindi veniva smascherata e squalificata per doping, per poi venire pizzicata per lo stesso vizio nel 2005 e, se qualcuno ha dati aggiornati sull'onorevole "collezione" della signora, sono bene accetti.
La Storia ha i suoi protagonisti, grandi e piccoli, più o meno onesti, e poi ci sono quelli microscopici, categoria in cui rientra la sottoscritta. Sì, perché quell'anno, tra le partenti, c'ero anch'io. Tah-dah! Benché non sia una delle vicende del mio passato di cui vado più fiera, essendomi ritirata prima della terza tappa, la rievoco senza pudore, sia perché mi diverte ripensarmi come ero allora, sia perché, se cominciassi a censurare le mie bassezze, non mi resterebbe molto da raccontare. Come ero allora? Coraggiosa, ingenua e ottimista, buona solo ad alimentare il giro di scommesse tra poliziotti e staff a seguito delle atlete, su chi di noi del fondo classifica avrebbe tenuto duro. La notizia del mio precoce ritiro fece piangere non pochi. Ma non potevo competere con i mostri creati dalla farmacologia applicata al ciclismo.
La Storia ha i suoi protagonisti, grandi e piccoli, più o meno onesti, e poi ci sono quelli microscopici, categoria in cui rientra la sottoscritta. Sì, perché quell'anno, tra le partenti, c'ero anch'io. Tah-dah! Benché non sia una delle vicende del mio passato di cui vado più fiera, essendomi ritirata prima della terza tappa, la rievoco senza pudore, sia perché mi diverte ripensarmi come ero allora, sia perché, se cominciassi a censurare le mie bassezze, non mi resterebbe molto da raccontare. Come ero allora? Coraggiosa, ingenua e ottimista, buona solo ad alimentare il giro di scommesse tra poliziotti e staff a seguito delle atlete, su chi di noi del fondo classifica avrebbe tenuto duro. La notizia del mio precoce ritiro fece piangere non pochi. Ma non potevo competere con i mostri creati dalla farmacologia applicata al ciclismo.
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Giulio Messina (Benevento, 1902-1979) in una foto di famiglia. |
Il poster in bianco e nero di Messina mi parlava dal muro dell'appartamento del figlio Mario, mentre uscivo dalla doccia e mi ritagliavo nella stanza un po' di spazio per fare stretching.
- Avresti potuto arrivare almeno in Puglia, sulla Selva di Fasano. Magari, poi ti avrebbero fatto un monumento, come lo hanno fatto a me, qui a Benevento.
Tentai di immaginare il mio monumento, spalmata com'ero sul pavimento a fare stretching, ma non mi riuscì di vedermi svettare, immobile, su una piccola base. Preferivo giacere, strisciare, rotolare; il mio corpo, tutto, a farmi da base. Io e il mio monumento non potevamo essere più agli antipodi. Così era allora, così continua ad essere oggi.
Pensieri e visioni sfumarono nella sigla del telegionale e nell'invito di Mario a tavola: aveva preparato la carne alla pizzaiola, accompagnata da verdura, frutta e (al di là di ogni mio più roseo pronostico) fioroni a volontà. Lo avevo conosciuto per caso appena poche ore prima, nel centro di Benevento, mentre era in giro in bici con un amico ed io ero in cerca di un B&B, e già ripulivo senza troppi complimenti il suo cesto di fioroni. Dopo che mi offrì il letto per il riposino pomeridiano, fui pronta a far schizzare i Sanniti in vetta alla mia classifica degli italiani più simpatici, aperti, ospitali e disponibili.
- E così tu domani vorresti fare il passo di Mirabella... Hai una vaga idea di cosa ti aspetta?
- No, perché? Mi piacciono le sorprese.
- Non so se questa ti piacerà. Hai mai visto un muro? Anche i professionisti mettono i piedi per terra.
- Mario, tranquillo, a me importa solo andare avanti. Non ho molte alternative. Passerò questo muro come ho fatto con le altre salite, sui pedali o spingendo la bici a piedi.
Non lo specificai, per non deluderlo, ma la seconda ipotesi era di gran lunga la più probabile. Lo sapevo già prima di sapere, prima cioè che Mario decidesse di portarmi in moto a vedere con i miei occhi il calvario che mi aspettava. Un nuovo dolore, infatti, quella mattina, aveva inaugurato la mia partenza dall'agriturismo Marchese a Massa di Faicchio e mi aveva accompagnato per tutti i 40 km della via vecchia per Benevento, percorsi tra i vigneti e gli splendidi casali della valle del Calore. Un dolore al ginocchio destro aveva sostituito a sorpresa quello vecchio alla caviglia e decretato che, da quel momento in avanti, se avessi voluto pedalare avrei potuto farlo solo seduta: non potevo più alzarmi in piedi sui pedali senza vedere la madonna. Con questa premessa mi figuravo di dover fare a piedi molta della strada in salita che mi aspettava. Eppure non mi sentivo scoraggiata. "Che il giro di scommesse abbia pure inizio", avevo annunciato per telefono ai miei amici ed ex-colleghi di lavoro. Questa volta non avrei mollato tanto presto.
Ad infondermi tanta determinazione non so se fu la vicinanza di Mario (degno figlio di suo padre), corridore amatoriale tenace, risorto per miracolo da una brutta caduta in bicicletta (un tuffo di testa per una ruota rimasta intrappolata nella grata di un tombino) e ritornato a pedalare come se niente fosse; non so se fu la sua grande generosità e l'aria fine di S.Giorgio del Sannio, dove mi aveva ospitata come una figlia; o se fu l'aver goduto del privilegio di riposare per un'indimenticabile notte, all'incredibile prezzo di 30 euro senza breakfast, nella Domus Traiani, il meraviglioso B&B consigliatomi dal mio cicerone. So che il mattino seguente, salutata Benevento nel fresco e nel silenzio delle 6 e presa la strada in salita per S.Giorgio del Sannio, con la calma di chi sa e l'emozione di chi va a scoprire l'ignoto, io e la mia bici andavamo nel vento con nient'altro che un lieve peso, di cui iniziavamo ad andare fiere, quel bagaglio fatto sempre meno di cose vecchie e sempre più di cose nuove, dirette a testa alta alla volta del temuto passo.
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Itinerario della quarta tappa: Massa di Faicchio - Banevento. |
Data: 19/07/2010Tappa 4a: Massa di Faicchio (Bn) - BeneventoKm percorsi: 46,46Ora partenza/arrivo: 6:50 / 10:00Budget: € 30.00Itinerario: via vecchia per Benevento (valle del Calore)
Gradevole e fresca come sempre, la prosa. Ma la bella utopia che il mondo cambi..; si, cambia, ma l'uomo no.
RispondiEliminaLe due categorie, l'uomo probo, virtuoso e l'altro che, come l'animale, vede solo l'appagamento del suo immediato desiderio ed interesse. E' bella l'attesa del progresso del genere umano, ma questo purtroppo, è il mare dove noi viviamo.
C'è la meraviglia e la bellezza, ma ci sono anche i pescecani. Imparare a vivere, per me, è cercare di modularsi sui vari registri.Se necessario, lupo tra i lupi, o meglio, imparare a difendersi.
E' molto difficile certo conservare poi l'innocenza.
Ma vedi, hai avuto una 'storia', qualcosa da rammaricarti ma anche da pensare e raccontare. Non è poco. J
Caro J, nessun rammarico, davvero, e, ti assicuro, non intendevo evocare nessuna utopia di progresso o speranza che l'Homo probus abbia la meglio sull'Homo lupus (anche perché mi darei la zappa sui piedi). Forse la frase "quel bagaglio fatto sempre meno di cose vecchie e sempre più di cose nuove" ti ha indotto a pensarlo, ma il senso che volevo dargli era letteralmente che il mio spropositato bagaglio da bici (reso celebre da un precedente post) finalmente si alleggeriva strada facendo delle cose edibili con cui ero partita, mano mano che le consumavo, e metaforicamente che il mio animo si alleggeriva del vecchiume e faceva spazio alle nuove imperdibili suggestioni sempre diverse a cui andavo quotidinamente incontro.
RispondiEliminaDel resto l'ardito parallelo tra la storia del padre di Mario e la mia illustra chiaramente il mio giudizio sul cosiddetto "progresso". Su questo tema ci sarebbe molto da dire e sono certa sarebbero non pochi i punti di incontro tra le nostre rispettive visioni.
Spero che tu nel frattempo abbia smaltito la cena di Mario altrimenti oltre al muro dovrai superare quel chilo in più che hai accumulato
RispondiEliminaSo che tu sai che non ho accumulato chili durante il viaggio, perché mi hai vista giunta a destinazione. A parte la tappa a Benevento in cui ho avuto la fortuna di mangiare qualcosa di diverso (prendi i fioroni, era una vita che non li mangiavo!), a pranzo mi sono nutrita quasi esclusivamente di frutta; poi la sera mangiavo qualcosa di cucinato (legumi o carne e verdure). A colazione alle 5:30 bevevo un succo di mirtillo e sgranocchiavo due biscotti fatti in casa e, con una merenda alle 11 (mela e qualche nocciola), arrivavo al melone del pranzo con una fame ragionevole e una sete furiosa.
RispondiEliminaSo che tu sai che io so però a Benevento il chiletto lo avevi preso (vogliamo omettere il prosciutto crudo che hai messo sul melone....) e poi smaltito lungo il tragitto arrivando a destinazione bella magra e con una bella abbronzatura diciamo stile muratore
RispondiEliminaNon penso che mangiare queste faccia bene a chi, deve fare lunghi percorsi. Io ho fatto molte volte viaggi in bici e l'ultimo in Giordania...con quello che succedeva non avevo proprio il tempo di pensare a mangiare cucinato o frutta...barrette e carboidrati liquidi...e così che funziona quando devi fare 2477 km in 17 giorni, altro che abbronzatuura da muratore come ti hanno detto...il viso spellato e le gambe segnate per i passaggi nelle rocce. Comunque, devo orgfanizzare un viaggio in Perù per la primavera...se ti interessa!
RispondiEliminaVero, se l'obiettivo è macinare chilometri in paesaggi impervi non si ha né il tempo di mangiare, né la possibilità di trovare certi cibi. Deve essere un'esperienza molto potente e mi piacerebbe moltissimo farla. Come stai organizzando il viaggio in Perù? Sono molto curiosa!
RispondiEliminaQuesta, invece, è tutta un'altra storia...il mio primo lungo viaggio in bici in solitaria: un viaggio alla mia portata, in cui ho dato molta più importanza ai paesaggi interiori, al relax e agli incontri che non alla sfida, alla quantità e alla performance atletica.
In attesa di essere pronta per imprese eroiche ascolterei volentieri la tua storia :)
Ciao Bio, finalmente sono torna dal mio viaggio e ora spero di riuscire a raccontarti tutto...del mio tour in bicicletta intorno al lago Volta. Partiti in un caldo giorno di fine luglio, dall'aeroporto di Fiumicino dopo circa 9 ore di volo atterriamo ad Accra la capitale del Ghana.
RispondiEliminaIl Ghana è verde, caldo, forte e loda il Signore
"Di niente, "è ciò che sentiamo regolarmente come un saluto nelle cinque settimane in cui abbiamo fatto circa 2000 km in bicicletta intorno al lago Volta. E ci sentiamo i benvenuti in Ghana, qui il cristianesimo è ovunque, ma abbondano: i mormoni, pentecostali e, naturalmente, i cattolici e protestanti tradizionali. Il fervore religioso è mostrato anche nei nomi dei negozi: Dio e Figli mobile Telecomunicazioni, Fiducia Negozio Gesù sarto, il Dito di Gesù mobili. Al nostro arrivo ad Accra, la capitale, c'è il solito spettacolo in aeroporto: cinque, sei persone che vogliono fare qualche soldo, si accostano. Vogliono portare i bagagli, indicano la strada per il taxi, ecc.. Fortunatamente, abbiamo prenotato il trasporto in anticipo. Il proprietario, un ragazzo libanese, che conosce abbastanza bene l’Italia. (si reca regolarmente per comprare auto d'epoca “furgoni”). La nostra prima sera scorre tranquilla, tra musica e l'amore ghanese. Alla porta accanto risuonano le molle dei materassi.
continua
Accra - Atimpoku - Amedzofe
RispondiEliminaSu strade dissestate tra le verdi colline fino alla diga.
La prima parte del viaggio è di uscire da Accra. Fa caldo, è umido, è affollato, è polvere. Non siamo di umore vacanza ancora. Dopo 60 km ci fermiamo in una "casetta" a lavarci con l'acqua delle taniche, si sciacqua via la polvere del viaggio. Nel corso dei prossimi due giorni, c'è di meglio. Abbiamo solo distanze brevi in bicicletta e le strade sono migliori. I dintorni sono bellissimi: tutto è verde, arbusti fioriti, ci sono molte farfalle. Noi passiamo la seconda notte ad Atimpoku, nei pressi della diga Akosombo, che trasforma il fiume Volta nel lago Volta e che fornisce l'energia per un impianto di energia elettrica. E' un posto meraviglioso. Dopo il nostro arrivo, ci siamo rinfrescati facendo un bagno nel fiume Volta. La nostra stanza è accanto a una chiesa, nella quale risuonano canti accompagnati da bonghi e altri strumenti a percussione alternati da estatici confessioni di fede. Se solo avessero cantato in sintonia ... La mattina… in bici. Amedzofe est del lago Volta nord per Hohoe in tre giorni. Attraversiamo le colline fino a 800 m di altezza. C'è un rituale in corso in uno dei villaggi. Ci fermiamo e siamo invitati a guardare. Il miglior cacciatore dello scorso anno ci onora con una danza. Bacco è onorato pure, con enormi quantità di birra fatta in casa. Le storie sugli animali che ha ucciso questo cacciatore (tra gli altri, elefanti), non suonano molto credibili a noi. La capra morta e pollo che sono mostrati con orgoglio, non aiutano a convincerci che il miglior cacciatore effettivamente ha fatto qualcosa di impressionante. Il viaggio in bicicletta per Amedzofe è difficile. Un sacco di arrampicate e una cattiva strada sterrata. Ci alterniamo tra bicicletta e camminare. Ma siamo ampiamente ricompensati. Una splendida pensione al punto più alto del Ghana (circa 870 m), con una vista sulla valle, anche se è confusa a causa dell'umidità. Esploriamo il villaggio, vediamo una vecchia missione tedesca con un grande centro di formazione per gli insegnanti. Nel mercato la gente del posto gioca a dadi. Due gruppi, ogni gruppo di quattro persone cercano fanaticamente di spingere i dadi dall'altra parte di una superficie liscia di circa 3x5 m. Una versione ghanese di bocce. Rumori, urla, un vasto pubblico. Da Amedzofe camminiamo fino alla cascata, tre quarti d'ora su un sentiero invaso lussureggiante. Una ripida discesa e ci siamo. Non molta acqua, ma è affascinante.
Resistiamo alla tentazione di nuotare nelle pozze attraverso le quali l'acqua scorre. Lungo la strada abbiamo visto un folto gruppo di donne che trasportano il bucato sulla testa, nel loro cammino verso la cima della cascata…per una fare il bucato...una specie di lavanderia ghanese.
continua
Amedzofe - Ho - Hohoe - Tamale
RispondiEliminaCapanne di fango rotonde con i tetti di erba secca.
Le fasi di Ho e Hohoe sono pezzi di torta: belle strade e un sacco di discese. Che cambierà nei prossimi due giorni. Da Hohoe a Tamale ci sono 400 km, di cui gran parte su strade sterrate. Ci sono diversi km di sterrato, e questo è davvero male. Una strada come un lavatoio, sul quale è impossibile andare in bicicletta. Le arterie stradali sono a grana fine o sabbia. Dobbiamo guidare una via di mezzo tra il lavatoio e la sandbox. Eseguiamo una danza tradizionale di gioia quando sentiamo l’asfalto sotto le nostre gomme, a circa 8 km prima della nostra destinazione. Meglio di niente. Il giorno dopo si presenta così: Quando suona la sveglia alle 5 del mattino, è ancora buio. Dobbiamo partire presto, a causa del caldo nel pomeriggio. Facciamo colazione con pane e uova sode che abbiamo comprato al mercato di ieri. Noi abbiamo l'acqua calda per il caffè in un thermos dalla pensione. Non appena fa luce, la vita del villaggio inizia. Le famiglie vivono in capanne rotonde di fango con tetti di erba secca, collegate da un muro di fango, che crea un cortile. Gli uomini preparano il fuoco, mentre le donne per fare colazione vanno a prendere l'acqua alla pompa o sul fiume. Donne e ragazze portano l'acqua in vasche di alluminio sulla testa, spesso su lunghe distanze. Ogni volta che passiamo un villaggio, sembra che la scuola è appena finita. I bambini corrono a lato strada per salutare a noi. Gridano: "obronie" in alcuni luoghi, in altri luoghi ci chiamano "faduh". Non sappiamo quello che dicono esattamente, e nemmeno cosa significa. Straniero? Matti? Non possiamo escludere nulla. Quando chiediamo a qualcuno, ci dice che "obronie" significa "persona bianca" e ciò che sentiamo come "faduh" è la parola inglese "padre". Risale a tempi in cui i missionari bianchi portavano regali.
continua
Ci fermiamo in una bancarella, dove si vendono arance. C'è anche una fermata dell'autobus ("tro tro"). Sei arance succose sono aperte per noi. Quando chiediamo se possiamo scattare una foto, abbiamo quasi una sommossa nelle nostre mani. Tutti vogliono essere al suo interno: il nonno e il bambino è portato da una capanna, una donna grassa si posizioni direttamente davanti alla telecamera. Alla fine, tutto va bene e tutti urlano quando vedono il risultato sul display della fotocamera. E 'quasi impossibile fare foto senza persone al loro interno. Non appena scendiamo dalle bici, siamo circondati da bambini e adulti che, quando la telecamera appare, posare per una foto. Di tutti i beni che vediamo essere trasportati lungo la strada, sono il legno e casse. Quasi tutto si svolge sulla testa. Nessun cavallo, non asini, carri non in vista. Donne e bambini portano tutto. A volte i carichi sono trasportati sul retro di una bicicletta. E’ divertente vedere come quei piccoli carichi di 6-8 casse giungono fino al mercato regionale. A pranzo ci teniamo fuori di vista, da occhi indiscreti con il nostro pane con banana. Questo è il nostro pranzo: pane con marmellata, ricoperto di banana. Sulla strada non c'è possibilità di acquistare cibo o bevande, almeno nulla che il nostro stomaco avrebbe tollerato. L'area in cui pedaliamo in bicicletta, cambia lentamente. Il verde tropicale è sostituito dalla savana piuttosto secca. Solo piccoli pezzi di terra vicino ai villaggi sono coltivati, la maggior parte del terreno non è in uso. A volte l'erba della savana è bruciata. In un posto, l'incendio è seguito da un folto gruppo di ragazzi, che fanno uso di machete (marca: Crocodile) per mettere fuori ratti o animali che sembrano ratti. Non è chiaro se questo è per divertimento o per il cibo. I villaggi lungo i due ultimi tratti non hanno energia elettrica. Qui tutto sembra molto più povero di quello che abbiamo visto durante la prima settimana: i vestiti sporchi, le bancarelle che difficilmente hanno nulla da vendere, acqua sporca che è tutto quello che hanno e che quindi viene utilizzata. Mentre la temperatura aumenta. Si potrebbe cuocere una bistecca.
RispondiEliminacontinua
. Tra le 2 e 3 PM, arriviamo alla meta della giornata. Siamo stanchi, coperti di polvere rossa e sete. E' bellissimo fare la doccia e bere una birra. Una delle cose che fanno proprio qui. Dopo cinque tappe arriviamo a Tamale, una grande città. Ampie, strade asfaltate senza problemi, hanno anche piste ciclabili, illuminazione stradale e cartelloni pubblicitari con annunci per internet senza fili.
RispondiEliminaA Tamale si passa il tempo leggendo a piedi o in bicicletta. In città visitiamo il mercato della frutta, dove si vendono incredibilmente enormi cataste di banane, arance e angurie, il mercato del legno, dove si vendono legno e carbone e di un mercato in cui la merce è di produzione locale attrezzi.
Tamale - Buipe
RispondiEliminaCon il vento del deserto nelle nostre spalle attraversiamo la savana.
Rinvigorito e con qualche dolorino, continuiamo il nostro tour. Tamale è il posto più a nord di questo viaggio, da qui si ritorna verso sud lungo il lato ovest del lago Volta. Con l'Harmattan, il vento del deserto del Sahara, nella nostra schiena. E’ ancora presto quando saliamo di nuovo sulle bici. La fase di Tamale a Buipe è un lungo viaggio: circa 110 km. Sulla strada non c'è molto, così abbiamo caricato le nostre biciclette con acqua filtrata e banane. La maggior parte del modo in cui è piuttosto noioso: savana e savana. Alla fine diventa un po’ più verde. Oppure potrebbe essere la nebbia attraverso cui vediamo tutto. Quando arriviamo verso le 12,30, siamo esausti. Lasciamo le nostre cose in una pensione e usciamo per un morso in un bar chop. Una barra di tagliare è un piccolo capannone (1,5 metri quadrati) con una finestra in cui si può ordinare cibo. Di solito la gente lo porta con sé in sacchetti di plastica, ma noi mangiamo il nostro riso e il pollo davanti al negozio vicino, che ha una panchina. Qui è molto più difficile trovare il cibo, la sera in questa frazione. Nulla è aperto, ad eccezione di un bar, un nome altisonante per una recintata sandbox con tavoli e sedie traballanti. Quando abbiamo ordinato la birra e fanta, annuiscono. Poco dopo si vede la figlia scappata con i soldi in mano, che ritorna dopo dieci minuti con le bevande che abbiamo ordinato - meravigliosamente fredde. Quando chiediamo se c'è un luogo dove si può mangiare, risponde il proprietario che ha il cibo. Ci porta grandi pezzi di carne e da una padella una zuppa. E 'gustosa. Non abbiamo idea di che cosa si tratta esattamente, perché è buio. Mangiamo la carne con le nostre mani, i ghanesi non utilizzare utensili.
continua
C'è un pezzo che assomiglia in modo sospetto alle palle di capra. Decidiamo di vedere bene con la torcia. Credo che sia probabilmente renale. Non possiamo lasciare nulla nei nostri piatti. La signora ha fatto tutto il possibile per riempire i nostri piatti di carne. Così avvolgiamo la carne non identificata in un vecchio giornale e lo portiamo con noi alla pensione.
RispondiEliminacontinua
Buipe - Kintampo - Techiman - Sunyami - Bekyem
RispondiEliminaLe camere della pensione sono anche noleggiate a ore.
La mattina dopo ci si sveglia di nuovo alle 5 del mattino. Siamo di nuovo nel ritmo delle nostre gite in bicicletta tutti i giorni. Tra Kintampo Techiman si rompe un pedale. Dopo alcune crepe e scricchiolii cade proprio a pezzi. Fortunatamente, non siamo lontani da un paese un po' più grande con una moto-officina. Via Techiman si ride per Sunyami e poi a Bekyem. Strade tranquille con vista meravigliosa. Visitiamo una piantagione di cacao, dove ci spiegano la coltivazione del cacao, che è economicamente il più importante prodotto agricolo del Ghana. Nel corso di una fornace, il proprietario ci mostra con orgoglio una pressa di mattoni da lui stessa costruita. Quando chiediamo a che temperatura, il forno è riscaldato, lui risponde che questo è fatto per istinto. Bekyem è una piccola città che fortunatamente ha una pensione. E' un po' squallida, ma per i 3,5 euro cha ci fanno pagare, non possiamo aspettarci troppo. Dopo aver portato la nostra roba nella nostra stanza, scopriamo che le camere sono affittate a ore. Molte persone nel villaggio utilizzare questa struttura per giocare a Scarabeo. La sensazione di disagio che abbiamo su questo, scompare quando andiamo al villaggio la sera per bere un drink.
continua
Prendiamo due sedie dal bar e le portiamo fuori per guardare la folla. Con le birre in mano, vediamo i venditori del mercato al lavoro, vendere auto usate da guidare. Il sole al tramonto rende l'edificio dai colori pastello, ancora più brillanti. Prendiamo da mangiare in una “stalla”: fette fritte d’igname, animale non identificato. Il proprietario del bar ci porta, non abbiamo nemmeno bisogno di chiedere, una ciotola di acqua e un panno per pulire il nostro dito, con il quale si mangia, per mancanza di utensili. Dopo un colloquio con il preside della scuola elementare locale, camminiamo al buio per la nostra pensione. Perché, anche in Ghana, la maggior parte della vita si svolge durante il giorno. E’ meravigliosamente tranquillo quando ci si sdraia su tre centimetri di spessore di un materasso tornito appena un po’ e poche doghe. Solo il muggito del ministro della Lode vicina e la chiesa di guarigione ci tengono svegli per un breve periodo.
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Bekyem - Kumasi
RispondiEliminaUn mercato con oltre dieci mila bancarelle thousend
Dopo sei giorni e 460 km di bicicletta in una zona splendida, si raggiunge Kumasi, il centro economico del paese. Per ora, non più fufu e palline di mais fritto, ma una gustosa pizza. Proprio come in gran parte della campagna, le persone utilizzano i taxi per il trasporto a Kumasi. Il risultato è che il traffico nel centro della città è completamente bloccato. Con le nostre biciclette, esploriamo la città. Il clou di Kumasi è il mercato: oltre 10.000 stalle e altri luoghi di distributori automatici in un dedalo di vicoli e strade con una superficie totale di 12 ettari. Centinaia di bancarelle dove si fanno le scarpe, centinaia in cui si ricamano tovaglie, dove abiti di seconda mano e frigoriferi sono venduti e carne secca ed erbe sono offerte. E' un posto divertente. Quando parliamo con uno dei calzolai, 99 dei suoi colleghi si uniscono, è Twi, la lingua della regione. Visitiamo il museo culturale per sapere sulle forme ancora tradizionali esistenti di governo delle diverse tribù, tra cui c’è un re e capi locali.
continua
Verso la fine del pomeriggio siamo testimoni di una cerimonia di sepoltura di un locale vip, ex candidato presidenziale. Tra mille e duemila persone in abiti piuttosto neri e rossi si riuniscono intorno ad un prato in cui sono esposte la bara e la foto del defunto. Il capo locale fa il giro in pompa magna, preceduto da tamburini tradizionali. Il resto di ciò che sta accadendo, ci sfugge. Sembra che "vedere ed essere visti" e stringe la mano. Ci troviamo sul bordo del prato, insieme con altri. Un parente del defunto cugino si avvicina a noi, scuote le nostre mani e ci invita a unirsi a lui. Ma riteniamo che sarebbe inopportuno, in quanto siamo in pantaloncini. Ci limitiamo a scattare foto dal bordo e guardare lo spettacolo a sorpresa.
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Kumasi - Obuasi
RispondiEliminaIntorno alle miniere d'oro, l'oro viene estratto illegalmente
Riprendiamo il nostro viaggio verso il sud. Obuasi è la nostra meta per oggi. Sulla strada, i ragazzi stanno facendo qualcosa che non capiamo nel fango. Estrazione dell'oro illegale. Essi mostrano con orgoglio il loro metodo. Prendono l'acqua del terreno fangoso, poi attraverso una grondaia, la fanno scorrere e la polvere d'oro rimane in fondo, mentre il terreno è risciacquato. La polvere d'oro e il suolo rimanente sono poi separati in molti stadi, e alla fine una piccola quantità di polvere d'oro rimane. Ci capita di visitare anche altre imprese. Un impianto in cui è spremuto olio dalla palma, olio di frutti che produce alcol in modo ghanese. Oildrums, fuoco e fermentate olio di palma kernel sono gli ingredienti. Ovunque la gente ci mostra il loro lavoro con evidente piacere e - se qualcuno parla inglese - si ottiene una spiegazione di quello che stanno facendo. Obuasi è la posizione delle miniere d'oro Anglogold Ashanti. Presa una lampada da minatore e una razione di ossigeno di emergenza un dipendente ci mostra come l'oro è il minerale estratto. C’è anche permesso di vedere l'impianto che estrae l'oro dal minerale.
continua
Obuasi - Dunkwa - Bogosa - Tarkwa - Butre
RispondiEliminaQua e là un albero gigante ricorda ancora della giungla.
Via Dunkwa e Bogosa dove trascorrere una notte. Facciamo spesso la prima colazione in un chiosco o in una stazione degli autobus, dove servono il caffè e pane con uova fritte. E' un bel percorso: collinare, qua e là un albero gigante ricordo ancora la foresta originale e per il resto è deserto e piccole aziende agricole e piantagioni. Il cacao è la coltura più importante qui. In confronto al nord è una regione relativamente ricca: un’attività molto più economica, migliori infrastrutture e la povertà apparentemente meno estrema. In termini di cordialità non c'è differenza. Quando si passa dai borghi, siamo accolti con lo stesso "Di niente" e "obronie", come in altre parti del paese. Quando si arriviamo sulla costa, in un remoto villaggio di pescatori ai piedi di una collina su cui i resti di Fort Batenstein fortezza costruita nel 1656 dagli olandesi come base commerciale. Ci sono molte fortezze lungo la costa del Ghana, costruite dai portoghesi e poi da olandesi, inglesi e danesi. In origine l'interesse era per l’avorio e l’oro. Fu chiamato proprio per questo Costa d'Oro. In seguito il commercio degli schiavi divenne l'attività più importante.
continua
A Butre rimaniamo nella località turistica. Il Lodge Hideout ha cinque cabine in un parco con arbusti e alberi. Si trova in una spiaggia di sabbia meravigliosa. Questo sabato, la lettura e il nuoto sono le nostre attività principali. Domenica mattina presto qualcuno da Butre ci porta in una laguna su una barca costruita da un tronco d'albero per un tour di coccodrilli. Noi vediamo tantissime cose, ma non i coccodrilli? La risposta alla nostra domanda quando è stato visto l'ultima volta un coccodrillo, è abbastanza vaga… probabilmente era molto tempo fa. Domenica non esiste qui. Le barche dei pescatori portano quello che hanno preso a terra, dove sono venduti e trasformati. Barracuda, che misura 1,5-2 metri, sono tagliate in pezzi di un chilo ciascuno. Gli avvoltoi attendono pazientemente fino a che non possono divorare gli avanzi della macellazione.
RispondiEliminacontinua
Butre - Shama - Cape Coast
RispondiEliminaVia fortezze sulla costa, un milione di schiavi furono deportati
La mattina dopo abbiamo caricato i bagagli sulle nostre biciclette. Vogliamo coprire la distanza di 200-250 km in quattro tappe. A Shama, trascorriamo la prima notte. Il giorno dopo la nostra destinazione è Cape Coast: una delle mete turistiche del Ghana, a causa del castello di Cape Coast, che i portoghesi costruirono qui nel 15° secolo. Più tardi, fu conquistata dagli inglesi e ora, splendidamente restaurata, è nella lista Unesco Patrimonio dell'Umanità. Si è ben lungi dall'essere fortemente turistica. La città è ancora autenticamente africana e dei bianchi si contano sulle dita di una mano. Il castello è impressionante: la sua posizione e le dimensioni, ma soprattutto la storia della tratta degli schiavi, che è visibile nelle sue prigioni degli schiavi. Migliaia di schiavi erano rinchiusi senza servizi sanitari, in uno spazio umido di 800 metri quadrati, in attesa di essere deportati in America e nei Caraibi.
continua
. Luce e aria entrano solo attraverso alcuni fori di piccole dimensioni. Le donne erano tenute in una prigione a parte. Si stima che milioni di schiavi (su un totale di 10-15 milioni di schiavi) furono deportati dalle loro terre attraverso le fortezze in Ghana. Il museo vicino al castello dà una chiara impressione del commercio degli schiavi. E' notevole che il ghanese non si escluda da biasimare. Ghanese sono stati essi stessi coinvolti nel commercio degli schiavi: gli schiavi venivano scambiati per l'alcol, armi e tabacco. Il ruolo degli europei è messo in prospettiva accentuando gli effetti positivi della presenza europea, come l'istruzione e l'introduzione di prodotti come il cacao.
RispondiEliminaCape Coast – Accra
RispondiEliminaMentre l’arrancare donne, gli uomini siedono su una panchina.
Ci sono due giorni di più per Accra, a causa di un forte vento contrario e - soprattutto l'ultimo giorno - traffico intenso. Niente da fare. Abbiamo così tante impressioni. I contrasti enormi in Ghana. La povertà estrema nel nord. Il sud e il centro del paese sono più fertili e ricchi: tutto è rigoglioso e verde, c'è un sacco di agricoltura e nei villaggi i negozi. E vi è la disuguaglianza tra uomini e donne, soprattutto nelle zone rurali. Una volta, abbiamo visto ragazzi e uomini seduti su una panchina dal mattino presto, mentre le donne portavano carichi incredibili di legno sulla testa. Questi uomini non cambieranno il loro secolare ruolo. Banane, macchine per cucire, vetrine, piatti a base di polli vivi, decine di litri di acqua, fuoco di legna, caramelle: tutto è portato in testa.
continua
Ma ciò che ricorderemo sempre, è la cordialità della gente semplice. I Ghanesi che vivono nel nostro paese devono sentire così sradicati in questo senso. Qui, la gente ci saluta amichevole, arrivano e si siedono con noi per parlare. Non abbiamo mai avuto paura o disagio per un momento. Il Ghana è letteralmente e metaforicamente, un paese caldo. (fine)
RispondiEliminaCome vedi non sono uno scrittore come te, scrivo di getto il mio pensiero che reste sempre nella mia mente... come tutti i grandi viaggi che ho fatto. In questo viaggio era con me un carissimo amico. Magari la prox volta se non hai persone o figli che ti trattengono...vieni? Savan bir günbatımı ve harika. klarnetçi
Beh, che dire...inviti la lepre a correre... grazie, grazie del contributo e grazie dell'invito. Si vedrà. Se mia madre non si incatena alla bici, il mio ragazzo non mi dà il ben servito, il mio capo si conferma una persona ragionevole, magari la prossima volta...
RispondiEliminaSognare non costa nulla.
Che poi se mi si definisce una "scrittrice" allora anche le mosche tocca chiamarle farfalle. Sono una ciclomaniaca, questo sì, e mi piacerebbe tanto girare il mondo in bicicletta. Aspetto il vento giusto.
In attesa di avere la fortuna di viaggiare ancora, faccio la "bicycle commuter", che a Roma significa fare un corpo a corpo (carne contro lamiere) con automobili, suvvisti, autobus e altri corazzati veicoli del genere, mentre un esercito di motociclisti e scooteristi ti sfrecciano da tutte le parti. Ma quanto mi piace correre libera nel vento! A qualunque costo.
Tu usi la bici in città? (non rispondermi in africano se puoi, lo dovrei rispolverare)
Un affettuoso saluto
Ciao, perdonami del commento finale scritto non in arabo ma...in turco :-) quindi tu vivi a Roma e sei fidanzata con un cittadino vero...meno male che sei ancora in casa con la mamma...purtroppo a me tocca fare tutto da solo...dal potare le piante del giardino a cucina e pulire. Tutto questo però mi rende LIBERO...senza nessuno che mi dice fai cosi o colà...ho la fortuna di non lavorare più...grazie ad una bella fortuna che ho ricevuto (anche se in questo momento le borse non vanno molto bene) Questa sera cucino cinese...se fossi più vicina e, non avessi altri impegni ti inviterei qui in toscana...andrò a fare l'eroica una gara con bici vecchie...molto faticosa perchè si tiene su strade interrate. a proposito di città, bici e rispolverare. :-) Ciao e Carpe Diem
RispondiEliminaGrazie dell'invito e fammi sapere come va l'Eroica ci tengo :-)
RispondiEliminaciaoo.. siamo concittadini e quasi coetanei..
RispondiEliminaproprio ora sono su skype a parlare con un amico putignanese trapiantato a roma di biciclette..
e ci siamo imbattuti in questo blog ed in particolare in questo post! :)
per altro sono uno dei fondatori ed animatori de www.facebook.com/laciclofficina
insomma, se/quando possibile ci farebbe piacere scambiare due parole/idee :)
dal 20 al 22 settembre, poi, a putignano orgnanizziamo una 3 giorni in occasione della settimana europea della mobilità, ci sarà il responsabile della rete europea degli itinerari ciclabili, gli assessori alla mobilità di diverse regioni italiane, paolo pinzuti di #salvaiciclisti e diverse altre cose..
insomma, se ti va.. batti un colpo :)
ciao e complimenti per il blog!
Rispolvero con grande gioia dopo quasi un anno questa pagina semisepolta del blog, contenta che continui a dare emozioni non solo a me.
EliminaGiovanni, se "siamo concittadini e quasi coetanei" dobbiamo conoscerci se non ci conosciamo già, se non ora appena possibile... Vi terrò d'occhio su Facebook :-D